Archiviata la stagione estiva, si è aperta quella delle scelte per il futuro e per le prospettive professionali. Uno dei settori che negli ultimi anni si è rivelato molto attrattivo è quello legato al personal training, anche per la sua natura poliedrica, che abbraccia cioè mondi diversi, da quello dello sport a quello della salute e del benessere, da quello dell’alimentazione a quello della prevenzione delle malattie.
Diventare Personal Trainer non è un gioco, bensì è un percorso articolato, impegnativo e richiede un costante aggiornamento: chi vuole diventare un personal trainer con i fiocchi deve aver ben chiaro quale percorso di formazione scegliere, cosa che non è affatto facile.
Già qui insorge la prima criticità, dovuta al fatto che questa professione oggi non è ancora chiaramente regolamentata: ciò porta ad un proliferare di soggetti che si definiscono Personal Trainer ma che non sono veri professionisti. In Italia non esiste un vero e proprio albo professionale legalmente riconosciuto.
Il ruolo di un’istituzione scolastica seria e riconosciuta è dunque fondamentale per avere una preparazione completa, pratica e teorica, frutto di un lungo e progettato percorso di studio in grado di formare una persona capace di comunicare al cliente in modo globale.
“Un Personal Trainer è, appunto, ‘personal’. Questa professione per definizione implica capacità di ascolto e di comprensione dei bisogni, competenze relazionali e comunicative: un Personal Trainer non è solo un tecnico, bensì un essere umano che si mette in gioco con un altro essere umano, controllando tuttavia i criteri di intimità e di amicizia. Dare troppa confidenza, infatti, può portare ad una diminuzione della reverenza e del rispetto dei ruoli”, sottolinea Barbara A. Borelli, general manager di ISSA Europe, una delle scuole più accreditate del settore.
Proprio in proposito di umanità della relazione tra Personal Trainer e cliente, non possiamo dimenticare i danni derivanti dalla pandemia: nei primi, lunghi, periodi, era vietato il contatto fisico, il toccarsi, anche la semplice stretta mano era stata bandita da ogni ritualità personale.
Non che oggi la questione sia superata, anzi, ancora sussistono tentennamenti, imbarazzi e spesso ancora rifiuti sia alle strette di mano sia agli abbracci. Ma quando i vaccini non c’erano ancora e forte e quasi insuperabile era la paura del contagio, il contatto concreto, tra corpi, è stato sostituito da quello virtuale e questo ha fatto insorgere in molte persone dei problemi psichici più o meno profondi, non del tutto superati.
Questo ci ricorda la natura dell’essere umano, che è intrinsecamente sociale, e quindi sarà sempre più necessaria, nel settore del personal training, una professionalità che metta al centro l’attenzione alla prevenzione e alla cura della salute, attraverso il contatto vero, tra uomini e donne in carne ed ossa.
Ciò che un buon Personal Trainer deve offrire oggi deriva insomma da una serie di competenze che non si improvvisano e che vengono insegnate dalle scuole apposite, tra cui le più note sono: ISSA Europe, ISEC, Federazione Italiana Fitness (FIF), ELAV, Scuola Nazionale di Personal Trainer, Project Invictus, Accademia Italiana Personal Trainer, Fitnessway Academy, SNPT, Accademia Italiana Fitness, ATS.
Le lezioni impartite da questi enti normalmente includono elementi di anatomia, fisiologia, chinesiologia, nutrizione, alimentazione personalizzata, programmazione dell’esercizio, medicina dello sport per professionisti di fitness e tecniche di stretching e flessibilità. Inoltre, sono sempre curate le nuove tendenze, le linee guida e la formazione continua.
I piani di studio devono essere personalizzati e facilmente gestibili anche da lavoratori e studenti e dare l’accesso a diversi livelli di certificazione, via via più avanzati, a seconda delle aspettative professionali di chi frequenta la scuola.
“Un Personal Trainer diventa una figura di riferimento per il proprio cliente e deve quindi essere in grado di dimostrare, e non di mostrare o esibire banalmente, il proprio valore”, spiega ancora Borelli.
Ma come?
“Avendo l’intelligenza emotiva e soprattutto la cultura per creare relazioni con figure sanitarie, quali fisioterapisti, osteopati, dietologi, nutrizionisti, con i quali adottare un linguaggio comune, condividendo un unico obiettivo: la Salute del Cliente”, continua la General Manager di ISSA Europe.
Sono tante, insomma, le professionalità che concorrono all’offerta migliore e tutte devono aver un unico obiettivo: soddisfare le necessità, i desideri e, perché no, anche i sogni di chi si affida, per qualsiasi motivo, dalla ginnastica postraumatica al benessere generale, da esigenze di salute a quelle estetiche, ad un Personal Trainer.
La soddisfazione non è qualcosa di empirico, anzi si calcola: un buon Personal Trainer deve saper effettuare le misurazioni iniziali, proporre la propria risposta al cliente e calibrarla sul suo stato fisico e mentale, programmare un percorso di training, affiancare in ogni momento il cliente nel suo percorso e dopo i primi 40 giorni valutare i primi risultati.
Per arrivare a tutto ciò sono necessari anni di pratica e di studio, non bastano lezioni sporadiche né tanto meno improvvisate online. Il rischio forte di oggi, in seguito alla pandemia, è proprio quello di cedere alle illusioni del web.
“Negli ultimi due anni c’è stato un boom di offerte online. Questo da una parte è stato un bene perché comunque hanno continuato a fare muovere o hanno mosso nuovi target, tra cui gli inamovibili e più incalliti sedentari. Un bene perché hanno aiutato a educare e mettere in contatto le persone con uno stile di vita più sano rispetto alle loro abitudini. E un bene perché parte di questo nuovo target ora cerca dei Trainer più competenti, cerca la qualità nel fitness, cerca risultati”, spiega ancora Barbara A. Borelli.
“Dall’altra parte questo è stato meno bene perché troppo spesso è stato fatto da parte di persone improvvisate, che si definiscono Personal Trainer, ma sulla cui professionalità ci sarebbe tanto da indagare. Purtroppo non c’è un sistema articolato di controllo, ed è facile incappare in chi millanta professionalità che invece non ha. Certo, lo stravolgimento ha riguardato anche i professionisti seri e le scuole di formazione, che hanno dovuto far fronte alle nuove necessità”, conclude la General Manager di ISSA Europe.
Oggi molte attività sono ripartite ma indietro non si torna, né tanto meno si è al sicuro da altre, dure, criticità future. Proprio per avere tutti gli strumenti necessari per essere pronti ad ogni evenienza, occorre affinare il proprio percorso di studio e aggiornare di continuo quello della propria professione.
Scegliere la scuola, l’ente, il master migliore è quindi una mossa preliminare imprescindibile, valutando la serietà, la storia, i servizi offerti e l’assistenza al cliente.